Premessa

Questo mio blog nasce con l'intento di svolgere un esame universitario ma non solo. Ho voluto scegliere l'arte, in particolare quella a cavallo tra '800 e '900, che è una delle mie più grandi passioni, proprio per poter dare un continuo a questo progetto e diffondere ai visitatori del blog le mie conoscenze ed esperienze personali riguardo a questo mondo.

venerdì 12 febbraio 2010

Tre sole parole: "en plein air"..

Gli Impressionisti operavano come una macchina fotografica in cui l'obiettivo era dato dall'occhio e la pellicola dalla tela.

I principi che stanno alla base della rivoluzione impressionista consistono fondamentalmente in questi quattro punti:

-Si rifiutano i soggetti storici, mitologici, religiosi, letterari, cioè tutti quei temi che richiamavano la scuola o l'accademia e che non si basavano su un rapporto diretto con il vero. Di conseguenza avanzavano temi nuovi, desunti dall'osservazione della natura o dei tanti aspetti della vita moderna (lo spettacolo della città con i suoi locali sfavillanti di luci, le stazioni, l'animazione della folla nelle strade)



-I procedimenti tecnici risentono di tale impostazione, per cui l'impianto tradizionale basato sul disegno viene rifiutato, così come non sono più praticate una prospettivia rigorosa e l'illuminazione di studio. Anche le distanze vengono rese a mezzo di contrasti di colore

-Si dipinge all'aria aperta, en plein air, e la stesura pittorica è realizzata attraverso una pennellata che accosta i colori (quelli dello spettro solare) puri, senza mescolarli




-Al fondo di questo linguaggio c'è una nuova visione soggettiva, che, rifiutando composizioni che abbiano una dimensione quasi svincolata dal tempo, si accontenta di cogliere un momento, solo quel dato momento passeggero, nella vita delle forme



Assignment 5: Risorse bibliografiche

Ne ero già a conoscenza dell'esistenza del sito PubMed ma, con tutta sincerità, non ne avevo mai fatto uso. Per questo ho voluto svolgere questo assignment.
Dato che il compito consiste nel descrivere una nostra ricerca su questo sito, decido di trovare delle informazioni su uno dei possibili effetti collaterali ritardati della chemioterapia, l'alopecia (perdita di capelli).

Giunta al sito PubMed nello spazio apposito scrivo "chemoterapy alopecia", la stessa cosa che avrei scritto se dovevo fare una ricerca su Google.
Ovviamente, essendo una libreria di Medicina, PubMed mi presenta 5622 risultati, troppi!

Allora, per restringere il campo della mia ricerca, decido di seguire il tutorial di Renato Fianco dell'Università di Verona.
La mia non è una ricerca semplice ma complessa poichè devo combinare tra loro più termini; per questo scelgo la via della ricerca con "limits" cioè filtri con la quale ho già avuto a che fare per altre ricerche.
Seleziono la ricerca avanzata all'inizio della pagina e mi compare uno schema in cui è presente "chemoterapy alopecia" cioè la ricerca che avevo fatto prima. Da qui scopro che il sito registra sotto la voce "search history" tutte le ricerche che una persona ha fatto per trovare quello di cui ha bisogno con l'ora e il numero dei risultati.

Ci sono molti filtri e per ora decido di cercare solo articoli in lingua italiana. Il numero dei risultati scende drasticamente: 47 risultati.

Per ridurre ulteriormente il campo di ricerca ricorro agli operatori booleani e scrivo nello spazio adibito "chemoterapy and alopecia" in modo da trovare risultati in cui sono presenti entrambi i termini. Ma il numero rimane lo stesso! Questo significa che tutti gli articoli trovati presentano entrambe le parole.

Dopo scopro la possibilità di cercare solo esperimenti clinici (clinical trial) e quindi seleziono tra i filtri "clinical trial" ed in particolare effettuati su individui umani, maschi, di età superiore ai 45 anni; il numero dei risultati scende a 5.

Adesso l'unica cosa che mi rimane da fare è iniziare a leggerli..

Pierre-Auguste Renoir

La pittura esprime la gioia di vivere; ciò che esiste vive; tutto ciò che vive é bello; tutto ciò che é bello merita di essere dipinto.



Pierre-Auguste Renoir, pittore francese, nacque a Limoges nel 1841 e morì a Cagnes-sur-Mer, in Costa Azzurra, nel 1919.
Nel 1862 entrò alla Scuola di belle arti dove conobbe Monet, Sisley e Bazille, con cui divise in seguito un piccolo studio.
Con loro, che già erano orientati verso una pittura impressionista, si recò spesso a dipingere en plein-air nella foresta di Fontainebleau.
L'amicizia con gli impressionisti portò a una pittura in cui, abolite le ombre, le cose sono plasmate dai colori impregnati di luce: "Il palco" (1872), "La colazione" (1872) e soprattutto il celebre "Moulin de la Galette" (1876) sono gli esempi più indicativi di questa che può considerarsi un'emancipazione del pittore, che nel 1874 partecipò, con sette tele, alla prima mostra degli impressionisti nello studio di Nadar.

Nel corso del viaggio in Italia (1881), sentì nascere la vocazione a una pittura di più alto impegno.
La sua arte si manifestò in una forma più plastica e in una policroma meno vivace, oltre che in un nuovo e quasi esclusivo interesse per la figura umana.
Le opere più rilevanti di questo periodo definito "aigre", sono: "Le bagnanti" (1885), "I ragazzi Bérard a Wargemont" (1884), "Gli ombrelli" (1883), La pastorella.
L'attività si fece intanto frenetica e il riconoscimento da parte del pubblico toccò il culmine con il Salon d'Automne del 1904, che gli dedicò un'intera sala.
Nelle opere dell'ultimo periodo il nudo femminile fu il soggeto preferito per i suoi dipinti.



Dipingere, per Renoir, era molto più di un lavoro: era la sua occupazione preferita, il suo modo per rilassarsi e negli ultimi anni, quando era stanco e malato, divenne la sua unica ragione di vita.
Renoir fu un artista incredibilmente prolifico; nel corso di una carriera durata quasi sessant'anni dipinse circa seimila quadri, una media di due la settimana. La produzione fu particolarmente intensa soprattutto negli ultimi anni di vita. A volte venne addirittura giudicata eccessiva e lui stesso ammise che alcune opere erano, in effetti, mediocri. Semplicemente, egli amava dipingere; per lui era un fatto naturale, come respirare. "Lavoro", diceva, "come se fossi un turacciolo gettato nell'acqua e trascinato via dalla corrente. Lascio che la pittura fluisca in me."

Spesso, nei suoi difficili inizi, quando era a corto di soldi, Renoir non poteva neppure permettersi di acquistare i colori a olio; per questo motivo, durante la sua ricca maturità ne ebbe moltissimi, anche solo per sentirne l'odore. Il piacere che provava nel dipingere era parte della sua gioia di vivere; una gioia di vivere che traspare dai suoi quadri.



Renoir non era interessato ai temi eroici o tragici. Veniva attratto soprattutto dalla gente che beveva, danzava e si divertiva; dalla bellezza della natura, dei fiori, dei bambini e soprattutto dalle donne giovani, belle e prosperose. Egli seppe descrivere bene questa sua attitudine pittorica dicendo: "Per quanto mi riguarda, un quadro dev'essere piacevole, simpatico e allegro, sì allegro! Ci sono talmente tante cose noiose nella nostra vita che non c'è proprio bisogno di crearne altre." Non c'è da stupirsi se fu poco incline alle interpretazioni intellettuali delle opere d'arte. A questo riguardo diceva: "Non ho mai sopportato quel genere di chiacchiere".

mercoledì 10 febbraio 2010

Viaggio a Barcellona

Un passo alla volta! Subito dopo la maturità sono stata con il mio ragazzo e i nostri amici in Grecia, in particolare a Santorini e Ios, l'anno scorso ho visitato la Barcellona di Gaudì e per quest'anno mi piacerebbe finalmente andare a Parigi a visitare le opere dei miei artisti preferiti: gli Impressionisti!



Tornando a Barcellona, devo assolutamente dire che è stata un'esperienza indimenticabile; mi aspettavo una bella città ma certo non così!
Rispetto alla nostra cara Firenze, è una città molto più all'avanguardia: si pensi che con la metro bastano 5 min per attraversarla completamente da nord a sud e agli enormi e moderni edifici.



Non mi dilungo troppo sul contributo che Antoni Gaudí ha conferito alla sua Barcellona anche perchè ne ho già parlato nella sezione dedicata agli artisti; però non posso fare a meno di ricordare la casa Battlò e il Parco Güell, le opere che mi hanno colpito di più soprattutto la prima per le forme architettoniche legate al mondo della natura e il secondo per la sua simbiosi con la natura stessa.




E poi, come non poter citare la Rambla, la strada alberata che attraversa il cuore della città per poi arrivare al porto: artisti di strada all'ordine del giorno, negozi, e tanta ma tanta gente a qualsiasi ora! Lo so bene perchè avevamo l'albergo in una contrada della Rambla.

Un piccolo particolare: io ed il mio ragazzo abbiamo deciso (o meglio siamo stati costretti dal fattore cash) di visitare tutta Barcellona, e ribadisco TUTTA, in soli 7 giorni. Vi giuro che non vi potete immaginare il mal di schiena che abbiamo avuto ogni sera, tant'è che ad una certa ora crollavamo nei locali.
Inoltre, per far piacere a qualcuno, sono dovuta addirittura andare in quel puntino in alto alto a sinistra della cartina della città chiamato "Camp Nou", stadio dell' FC Barcelona. Comunque devo ammettere che è stata anche quella una bella eperienza.

L'urlo di Edvard Munch

L’individuo rimasto solo, ferito, trasferisce alla natura il proprio senso di perdita e la trasfigura in un lago di sangue e di lutto.



Non c’è migliore interpretazione del quadro di quella fornita dal suo stesso autore: “ Camminavo per strada con due amici. Il sole era al tramonto e cominciavo a sentirmi avvolto da un senso di malinconia. A un tratto il cielo si fece rosso sangue. Mi fermai, appoggiandomi a una staccionata, stanco morto, e fissai le nubi infiammate che gravavano, come sangue e spada, sul fiordo nero-bluastro e sulla città. I miei amici continuarono a camminare. Io rimasi inchiodato in piedi, tremante di paura, e udii un grido forte e infinito trafiggere la natura”.

Il sentimento dell’angoscia viene trasferito allo spettatore non soltanto dal tema e dai colori, ma anche da alcune peculiarità della composizione. La figura del protagonista parte dal centro del quadro, in basso, ma poi devia leggermente senza peraltro arrivare a occupare decisamente la destra della composizione. Il bordo superiore della testa occupa quasi il centro della linea mediana della tela, ma il nucleo dell’attenzione, l’ovale della bocca, risulta spostato verso il basso e oppresso dalla parte alta della composizione, più forte anche in termini di colore.
Rispetto alla struttura consueta delle opere che contrappongono una figura umana a uno fondo, come la ritrattistica più comune, la figura non occupa, dunque, un posto di rilievo o, comunque, la posizione che ci attenderemmo.
Munch qui ci impedisce di identificare la sua composizione con un qualsiasi schema già praticato dalla storia dell’arte e dunque, in un certo senso “pacifico”. Il quadro è diviso dalla diagonale della staccionata: manca un piano orizzontale evidente, una base sicura su cui poggia la figura.

Dal punto di vista della biografia dell’artista, il quadro potrebbe rimandare alla perdita precoce della madre; si è anche ipotizzato che il cielo rosso rimandi al sangue della madre morente, vista da Munch bambino in una crisi di tubercolosi. L’andamento labirintico delle curve al di sopra della testa sembra un prolungamento delle ellissi concentriche della bocca, del viso mummificato dalla paura, delle mani intorno alle orecchie. I fiordi e il cielo, la natura, diventano insomma prolungamenti del sentire del protagonista, un labirinto fatto di linee ondulate, seguendo le quali l’occhio vaga senza punti di riferimento stabili: ricordiamo che il timore della perdita dell’equilibrio psichico, della follia, caratterizzò l’intera vita dell’artista.

Da un punto di vista più generale, il quadro indica compenetrazione tra le sensazioni individuali e la natura, che ricorda la sinestesia(unione di sensazioni provenienti da organi diversi) cara al poeta francese Baudelaire e a tutta la filosofia e la letteratura del Romanticismo, soprattutto nella sua versione tedesca.
Mentre, però, molti romantici del Primo Ottocento vedevano in questa compenetrazione un segno di armonia tra uomo e mondo, in questo caso l’armonia si spezza; la natura non regala più all’uomo alcuna serenità.
L’individuo rimasto solo, ferito, trasferisce alla natura il proprio senso di perdita e la trasfigura in un lago di sangue (il rosso) e di lutto (il blu-nero).
La vita stessa (la strada) è una pista scoscesa e impossibile da percorrere, paralizzati come siamo dall’inquietudine che avvolge, insieme a noi, tutte le cose.

Le opere di Munch possono essere collegate le une alle altre da una medesima visione pessimistica della vita, come si evince già dai titoli dei dipinti Disperazione, del 1892, e Angoscia, del 1894.

martedì 9 febbraio 2010

Assignment..non numerato: saper ascoltare..

Questo compito mi ha da subito colpito per la sua non numerazione; incuriosita ho iniziato a leggerlo e da lì sono arrivata fino in fondo all'articolo e neanche me ne sono accorta. Ritengo che se uno iniziasse a parlare della malattia assodata del "non ascoltare" della società di oggi non finirebbe più.
Penso sia più utile, dato il titolo di studentessa universitaria e grazie ad un'esperienza diretta, parlare di questa incapacità di ascoltare riguardo alla didattica universitaria. Sono d'accordo col mio professore quando afferma che ancora, purtroppo, ci sono segni indelebili di un impianto scolastico tradizionale che ha preso le mosse dall'opera di uomini che hanno fatto parte del Novecento; ed è vero che la tecnologia è uno, forse l'unico, dei mezzi per venirne fuori. Apprendo da alcuni miei amici che sono iscirtti ad altre facoltà dell'Università di Firenze, tipo Economia, che stanno mettendo in uso, gradualmente, i verbali digitali; ciò significa niente più verbali cartacei e meno lavoro di segreteria. Che bello! Ma l'altra faccia della medaglia mostra professori che lo fanno perchè obbligati, altri che lo sminuiscono e altri ancora che si rifiutano, guarda caso quelli che sono da tanti anni professori universitari..
Io penso che in generale a capo del problema ci sia il non capire i vantaggi di certe novità, e sicuramente una paura di lasciare il certo per l'ignoto; stasi, nessun cambiamento, quando invece è proprio questo che serve per migliorarsi, perchè non si finisce mai di fare un cosa in modo migliore o meglio in modo più efficiente (questo mi fa venire in mente l'episodio dei quattro amici che si organizzano per il campeggio di CommonCraft). Sicuramente il mezzo, lo strumento, è il confronto che non deve essere univoco, cioè non bisogna solo saper parlare ma anche "ascoltare".
E sono convinta che se fosse diffusa questa idea nell'ordinamento universitario, per collegarci a quanto detto sopra, tutto sarebbe organizzato in modo migliore. I famosissimi moduli di valutazione della didattica sarebbero un potente strumento in mano agli studenti se fossero utilizzati. Con questo voglio dire che se per x anni arrivano in "segreteria" 200 valutazioni negative sullo stesso professore, questo rimane per x anni incollato alla sua cattedra. Di conseguenza gli studenti la vedono come una perdita di tempo.
Questa non vuole essere una critica univoca; sappiamo benissimo l'incapacità di ascoltare di buona parte del mondo giovanile, compresi noi studenti, però è vero anche il fatto che se ci fossero flussi informativi, sia in entrata che in uscita, alla nostra università, la dirigenza verrebbe a conoscenza del enorme numero degli esami, possibili in teoria ma non certamente in pratica, da sostenere, dei ritmi impossibili e stressanti a cui sono sottoposti gli studenti di infermieristica, dei pianti che li assalgono; e davanti ad un muro altro 10 m l'unica soluzione qual'è? Arrendersi..cioè fallimento..e quindi vedi amici che mollano e vanno a cercare un'altro lavoro o un'altra università, non quello che hanno da sempre sognato o almeno pensato di fare.

Forse mi sono fatta prendere troppo da questo argomento (ma è interessante!!) e forse sono entrata troppo nei particolari, ma ho dato sfogo a quello che già da tanto tempo noi studenti di infermieristica pensiamo, e ringrazio il mio professore di informatica che me ne ha dato modo. L'idea del blog mi ha incuriosita perchè l'ho vista sia come una possibilità di conoscere cose nuove che un modo alternativo di sostenere un esame.

lunedì 8 febbraio 2010

Assignment 7: algoritmi per la medicina

Perchè non sfruttare la possibilità di rivedere la matematica dopo le pene patite al liceo scientifico PNI?
Algoritmi per la medicina..in effetti si affrontano poco in pratica le tantissime formule matematiche che stanno dietro e danno spiegazione a tantissimi fenomeni che si sviluppano all'interno del corpo umano.

Appena giungo al sito medal.org scrivo all'interno dello spazio per il search la prima parola che mi viene in mente in quel momento ovviamente in inglese: "pressure".
Ma per visualizzare i risultati mi viene chiesto di iscrivermi gratuitamente. Dopo aver effettuato il login ridigito la stessa parola e vengono fuori 1150 risultati in 58 pagine!!? Comunque, tra i primi risultati scelgo la voce "Blood pressure" dato che è un argomento che già conosco e che quindi posso comprendere meglio.
All'interno della pagina che si apre compare un'introduzione all'argomento per poi capire le formule relative, e quindi ci sono termini quali "systolic pressure", "diastolic pressure", "pulse pressure" etc..
Le formule sono disposte a cascata nel senso che per comprendere l'ultima devi sapere la penultima e così via..

-Pulse pressure=(systolic systemic arterial pressure)-(diastolic systemic arterial pressure)
-Mean systemic arterial pressure=(diastolic systemic arterial pressure)+((1/3)*(pulse pressure))=(diastolic systemic arterial pressure)+((1/3)*((systolic systemic arterial pressure)-(diastolic systemic arterial pressure)))=((systolic systemic arterial pressure)+(2*(diastolic systemic arterial pressure)))/3
-Rate pressure product=(systolic blood pressure in mm Hg)*(heart rate in beats per min)/1000

Inoltre in fondo all'overview ci sono degli intervalli di riferimento per valutare i risultati di certe formule.

Infatti se vado al link "Online excel sheet" questo mi apre una pagina web con due tabelle, una per inserire i dati del "paziente" e un'altra nella quale vengono calcolate, utilizzando i dati immessi, le precedenti formule; dopo aver cliccato su "calculate" la tabella si modifica e mostra sia i dati che i risultati con a fianco la valutazione di questi.



A conclusione di questo assignment posso dire che questo sito risulta essere molto approfondito o comunque elaborato, inoltre non è facile trovarne altri in cui sono presenti così tanti algoritmi su così tanti argomenti di medicina; per questo penso sia un ottimo strumento per noi studenti.

venerdì 5 febbraio 2010

La sublime esecuzione di Antonio Canova

Un processo quasi matematico dove la sensualità è addirittura accentuata dalla componente assolutamente mentale della carne trasfigurata in pensiero prima di diventare marmo.

Canova incarna i principi neoclassici di Winkelmann, sia nel disegno sia nella scultura, più di quanto non abbiano fatto i contemporanei dello studioso e storico d’arte tedesco.
Dei disegni, che mostrano un’attenzione costante per il nudo maschile e femminile, molti sono gli studi dall’antico risalenti al primissimo periodo romano e ancor più le cosiddette Accademie, cioè le esercitazioni dal vero. La ragione di tali numerosi disegni di nudo, in specie dal vero, sta in primo luogo nella necessità di farsi la mano, di prendere cioè la massima confidenza con i soggetti ritratti, in secondo luogo nell’utilità della costituzione di una casistica quanto più ampia di atteggiamenti, posizioni ed espressioni da impiegare nello studio e nella definizione delle opere scultoree di cui l’artista veniva via via incaricato. Tuttavia Canova fissa i suoi primi pensieri in modo assai sintetico, al fine di suggerire gli elementi caratterizzanti l’opera finita.


La prima opera che Canova realizzò una volta arrivato a Roma fu "Teseo è il Minotauro", che esprime quanto Canova fosse intimamente legato alle teorie del Winkelmann. Infatti l’eroe, seduto sul mostro che ha appena ucciso, è rappresentato dopo la lotta: il momento scelto dall’artista è successivo quindi all’azione; nella tranquillità della posizione di riposo Teseo mostra la sua anima grande che è di nuovo in sintonia col corpo perché non più preda delle passioni violente.

Scopo di Canova è il raggiungimento della bellezza ideale, che i greci avevano realizzato e di cui avevano scritto anche gli artisti del Rinascimento, cioè quella derivante da un’idea del bello che l’artista forma nella mente dopo aver constatato l’impossibilità di trovare un corpo perfetto in natura. A tale bellezza si può pervenire tramite la massime padronanza della tecnica scultorea e imitando la scultura classica.
Il materiale usato da Canova è il marmo, materiale che riteneva adatto a rendere la morbidezza e la flessibilità della carne. Molte sculture furono totalmente o parzialmente trattate con cera rosata o ambrata dall’artista perché il colore del marmo finito fosse simile all’incarnato.

Una delle opere più significative di Antonio Canova è "Amore e Psiche", che rappresenta la grazia e la bellezza tradotta in forma perfetta.

Assignment 2: Delicious

Da un nome così non mi aspettavo certo un social bookmarking..

Ho voluto svolgere questo assignment per capire le funzionalità del bookmarking. All'inizio neanche sapevo esistesse la possibilità di portarsi sempre a giro con sé i propri siti preferiti, tant'è che mi sono sentita un pò ignorante per esser rimasta ai "vecchi preferiti" di Internet Explorer.
Come al solito, ad illuminarmi la strada è stato il video di CommonCraft, che con le sue vignette e il suo linguaggio semplice, riesce a farti capire le cose in un batter d'occhio. A parer mio, la funzionalità più utile di Delicious è la possibilità di organizzare i propri siti preferiti in tag, che ti permette per esempio di ridurre anche 50 siti preferiti in 5 gruppi, e non di avere decine e decine di siti magari divisi in delle semplici cartelle come è solito col proprio browser. E non finisce qui..se uno ha bisogno di cercare dei siti di un determinato argomento con la funzionalità delle etichette li trova in pochi secondi, e questo grazie ai profili Delicious di altri utenti.

Devo dire che iscriversi a Delicious è stato piuttosto semplice ed immediato; ho creato il mio YahooID e da subito ho avuto la possibilità di inserire siti al mio profilo.

Dato che ho avuto dei problemi con Blogger per l'inserimento del link del mio account Delicious in questo articolo, ho creato una sezione in basso a destra con il collegamento, comunque lo scrivo qui di seguito: http://delicious.com/marty4_8 .

martedì 2 febbraio 2010

Una domenica pomeriggio all'isola della Grande Jatte di Georges Seurat

Pur essendoci assonanze con l'Impressionismo, l'effetto generale è certamente nuovo.

Il dipinto fu iniziato nella primavera del 1884 e terminato dopo circa un anno. In seguito Serat lo riprese e coprì lo strato originario dei colori con una trama minuta, fatta di piccole pennellate e di puntini, tecnica che nel frattempo aveva perfezionato.



Il quadro è di dimensioni eccezionali rispetto a quelle utilizzate dagli Impressionisti: per questo aspetto si rifà volutamente alle grandi tele della tradizione classica francese. Anche riguardo al contenuto sembra riallacciarsi ai temi dell'Arcadia: il soggetto è il paesaggio domenicale all'isola della Senna chiamata Grande Jatte, ma il modo in cui sono disposte le circa 40 figure non ha nulla della spontaneità delle scene consimili dipinte da Monet o Renoir.

Le figure sono collocate a coppie, in gruppi di tre, da sole, prevalentemente disposte di spalle o di profilo, sedute ad angolo retto, distese orizzontalmente o rigorosamente verticali come colonne. Anche le oblique sono tra loro in relazione geometrica ortogonale, come evidenzia lo schema.
Più che persone reali, appaiono manichini inseriti in uno scenario teatrale, in una disposizione sacrale che ricorda le figure ieratiche egiziane. Ma questa sacralità è contraddetta da una vena ironica che descrive una società formale: tutti sono imprigionati in abiti così rigidi da essere dissonanti in una scena sul tempo libero.
Proprio la mancanza di scorci prospettici arditi allontana il dipinto dall'inquadratura fotografica dipinta da Degas.

Tutta la composizione fu pensata e realizzata in studio, contrariamente all'uso impressionista di dipingere all'aria aperta. È però documentato da disegni, schizzi, e tavole a olio che ogni parte del dipinto e i singoli gruppi sono stati studiati con sopralluoghi dal vero.
Il fatto che l'artista abbia assemblato le singole parti solamente nella composizione finale spiega le anomalie di prospettiva, che nell'insieme conferiscono all'opera un aspetto neoprimitivo che può ricordare Giotto.

Nella composizione Seurat si è particolarmente preoccupato di curare l'armonia geometrica tra le linee verticali, le linee oblique e le curve create soprattutto dal curioso gioco degli ombrelli e dei cappellini.
Le figure sembrano uscire dalle immagini dei libri per bambini o dalle pubblicità dei busti femminili. Enfatica ed elegante, la donna con la scimmietta al guinzaglio è tratta dalle caricature di giornali satirici.
A ribadire quanta parte abbia una costruzione geometrica astratta nella composizione del quadro, il suo centro è occupato dalle uniche due figure in posizione frontale, che procedono verso lo spettatore. Lo sguardo della bambina è appunto l'unico che sia rivolto a chi guarda l'opera, come una sorta di mediazione tra il "mondo possibile" del quadro e il mondo reale.
La stranezza di certi accostamenti e la mancanza di realzioni gtra i personaggi hanno scatenato una corsa a interpretazioni simboliche e sociologiche che verosimilmente non erano aspetti rivelanti per Seurat.
Ciò che è evidente è la pertinacia di una ricerca formale, di un rinnovamento interno al linguaggio dell'arte: l'immobilità dell'insieme valorizza la vibrazione della luce e dunque il sistema puntinista.

Seurat anticipa il procedimento dell'immagine a colori del "pennello elettronico"; il suo puntino è infatti progenitore del pixel nello schermo televisivo.

Claude Monet

"Il soggetto ha per me un'importanza secondaria: io voglio rappresentare quello che vive tra l'oggetto e me"



Claude Monet nasce a Parigi nel 1840.
Inizia la carriera artistica ancora adolescente, realizzando caricature per i turisti di Le Havre. È l'incontro con Boudin a spingerlo verso la pittura di paesaggio. Nel 1859 va a Parigi e si iscrive all'Académie Suisse.
Nel 1862 entra nell'atelier di Charles Gleyre, dove stringe amicizia con Pierre-Auguste Renoir, Alfred Sisley e Frédéric Bazille.
Si reca spesso nella foresta di Fontainebleau, dove si dedica alla pittura "en plein air" e sperimenta gli effetti della luce naturale sulle figure.

Nel 1863, con gli amici, lascia Gleyre. È attratto in maniera crescente dal problema della luce e del colore, dedicando ai riflessi sull'acqua dipinti come La Grenouillère, dove già si intravvedono i germi della tecnica impressionista. Presenta con successo alcune opere ai Salon del 1864 e '65. Ma lo attendono anni tormentati da fallimenti e gravi difficoltà economiche: nel 1869 i creditori gli fanno requisire tutte le tele in suo possesso, ed è costretto a rimanere inattivo per mancanza di colori.



Nel 1870 sposa Camille Doncieux. A causa della guerra franco-prussiana parte per l'Inghilterra. Qui conosce anche Camille Pissarro.
A Londra nel 1871 entra in contatto con il mercante Paul Durand-Ruel, che decide di esporre le sue opere. Lo stesso anno, dopo un breve soggiorno in Olanda, fa ritorno a Parigi. Si stabilisce ad Argenteuil, dove lavora spesso con Renoir.

Nel 1874 Claude Monet è tra i promotori della prima mostra impressionista, che si tiene nello studio di Nadar. È proprio un suo quadro, intitolato Impression. Soleil levant, a indurre il critico Louis Leroy a definire il gruppo di artisti "impressionisti", anche se in senso dispregiativo..
Negli anni dal 1875 a i primi anni '80 Monet deve sopportare un altro periodo di gravi difficoltà finanziarie, nel corso del quale muore la moglie.
Inizia il ciclo dedicato alla Gare St. Lazare, in cui va a fondo nella ricerca di riprodurre esattamente i colori che vede.
Nel 1883 si trasferisce a Giverny. La collaborazione con Durand-Ruel si fa più intensa a partire dal 1882. Grazie a lui, Monet e i compagni ottengono mostre personali ed espongono all'estero. Nel 1886 50 opere dell'artista vengono esposte presso la galleria newyorkese di Durand-Ruel.



Dalla metà degli anni '80 in avanti Monet porta alle estreme conseguenze le sue sperimentazioni, analizzando le infinite variazioni della luce nelle diverse condizioni atmosferiche. Si dedica ai cicli più noti (Covoni, Pioppi, Cattedrale di Rouen, Stagno con ninfee, Ninfee) che lo porteranno ad un'estrema scomposizione della forma.

Claude Monet muore a Giverny nel 1926.
L'ultima opera è la Grande Decorazione dell'Orangerie (1914-1926).

Antoni Gaudí

Considerato il massimo esponente del Modernismo, finì per creare uno stile personale inclassificabile.



Nato nel 1852 a Reus (Tarragona), Antoni Gaudí i Cornet è considerato il massimo esponente del Modernismo catalano e uno dei maestri dell'Art Nouveau in Europa, anche se la sua architettura visse un'evoluzione che lo portò a creare uno stile personale molto difficile da classificare. Già da studente dimostrò una notevole creatività e una eterodossia che in molte occasioni sconcertarono i suoi stessi maestri. Fin dai suoi primi lavori dimostrò poi un'originalità e un coraggio inconsueti per un giovane senza esperienza. Fin dal suo primo progetto importante - la Casa Vicens -, firmato a soli 26 anni, Gaudí anticipò il Modernismo per la maestria con cui inserì nell'edificio le arti decorative tradizionali (la ceramica, la lavorazione del vetro e del ferro battuto, l'ebanisteria).



Da una fase iniziale giovanile segnata dallo storicismo, che traduce con un aggiornamento delle strutture gotiche e una combinazione di elementi ispirati all'arte araba, mudéjar e orientale, Gaudí evolve verso uno stile del tutto originale, basato sull'osservazione della natura, da cui estrae strutture estremamente innovative, come l'arco parabolico. A coronamento di questa evoluzione crea un'architettura organica, profondamente rivoluzionaria e fondata parallelamente sulla tradizione; costellata inoltre di simboli derivati da due dei suoi principali riferimenti culturali: l'amore per la Catalogna e una profonda religiosità.

Deintegrato dopo la sua morte dai nuovi movimenti artistici e riabilitato a partire dal 1950, Gaudí è oggi considerato uno dei più grandi architetti della storia e le sue opere -sette delle quali sono patrimonio dell'umanità dell'UNESCO- sono ammirate da esperti e profani.